L'altro 11 settembre

di Giovanni Pezzella, Simone Romano, Elena Fiorelli, Martina Luca

“Tutto in ordine?”, gli chiese la recluta quando uscì.

“Tutto in ordine”.

“Ti sei messo il berretto da postino, eh?”

Mario palpò per alcuni secondi la dura armatura del suo feltro, quasi ad accertarsi che gli coprisse effettivamente i capelli, e con gesto sdegnoso si tirò la visiera sugli occhi.

“D’ora in avanti possiamo usare la testa solo per portare il berretto.”[1]

Con queste parole, lo scrittore e diplomatico Antonio Skàrmeta racconta la rabbia e l’orgoglio di un postino cileno all’indomani del colpo di Stato che ha rovesciato la democrazia nel Paese, l’11 settembre 1973. Il suo romanzo “Il postino di Neruda” è molto conosciuto anche dalle nostre parti, grazie alla brillante reinterpretazione che ne portarono al cinema il regista britannico Michael Radford e l’attore campano Massimo Troisi. Di recente, ne è stata tratto anche un film Netflix.

“Il postino di Neruda” è una storia d’amore: un’ode alla poesia, alla forza della collettività e alle parole. Parole bellissime, potenti. Parole capaci di far sì “che una barista di paese si senta una principessa veneziana”. Ma anche delle parole così potenti possono essere cancellate con un colpo di spugna da una marcia militare, da una di quelle date che resteranno per sempre segnate in nero nella storia del mondo.


Da un giorno all’altro, il vociare si fa silenzio. Passioni, sentimenti, dibattiti: tutto è ammutolito da un colpo di Stato che farà del Cile, così come accadeva al resto del Sud-America, uno dei teatri dove forze intestine e potenze straniere hanno scritto una delle pagine più sanguinose della Guerra Fredda. Un silenzio fisico, tangibile, fatto dei corpi delle decine di migliaia di cittadini cileni “scomparsi” durante la vigliacca dittatura di Augusto Pinochet. Un silenzio assordante, che in parte ancora perdura, tra corpi che non sono mai stati restituiti alle famiglie e misteri che ancora restano irrisolti.


A cinquant’anni da quel triste giorno, per la prima volta qualcosa si muove. Sarà la cronaca dei prossimi mesi a dirci se le misure adottate dal presidente cileno Gabriel Boric saranno davvero efficaci nel ricostruire “memorie e verità” di quegli anni. Da oggi, però, anche il Cile ha ufficialmente un programma volto a identificare i propri desaparecidos.


Ma per capire di cosa stiamo parlando occorre fare, prima di tutto, un passo indietro.

Il 4 settembre 1970 il senatore socialista Salvador Allende fu eletto Presidente della Repubblica del Cile. Allende era un politico navigato: aveva partecipato da studente alle lotte contro la dittatura di Carlos Ibáñez e subito la prigionia negli anni della Grande Depressione; aveva contribuito a fondare il partito socialista cileno nel 1933, con cui sarebbe stato eletto deputato prima (1937) e senatore poi (1945); aveva guidato il ministero della Sanità per il governo di Aguirre Cerda nel 1939; ed era stato eletto Presidente del Senato nel 1968. Da Presidente e capo del governo, la sua politica interna fu diretta a colpire in maniera diretta gli interessi dei ceti privilegiati cileni e delle grandi multinazionali statunitensi, mentre quella estera vide un aumento delle relazioni con Cuba ed altri paesi socialisti. Tuttavia, il clima di forte instabilità politica, influenzato fortemente anche dalle ideologie fasciste provenienti da Germania e Italia, provocò forti reazioni da parte dell’opposizione conservatrice. Continui attacchi terroristici e scioperi portarono, l’11 settembre 1973, al colpo di stato militare del generale Augusto Pinochet, durante il quale Allende stesso perse la vita e che diede inizio ad un nuovo, lungo periodo di dittatura, il peggiore che il Cile avesse mai sperimentato fino a quel momento.


Dopo il golpe, infatti, Pinochet sciolse il Congresso Nazionale (il più antico parlamento in America Latina, data la sua costituzione nel 1811 e oltre 150 anni di attività quasi ininterrotta) e si mise a capo di una Giunta militare che avrebbe guidato il Paese per i successivi 16 anni. Attraverso tale Giunta, Pinochet adottò misure fortemente repressive contro ogni forma di opposizione: proibizione legale dei partiti, proibizione dei sindacati, limitazione della libertà di espressione e, soprattutto, secondo le stime ufficiali, l’esilio di oltre 200.000 oppositori e la detenzione forzata e la tortura, di almeno 3.227 persone accusate di essere oppositori politici del governo, di cui 2.125 confermate morte e 1102 dichiarate scomparse o, appunto, desaparecidas. Gli arresti avvenivano talvolta in maniera ufficiale, talvolta in forma di veri e propri sequestri e, mentre alle famiglie si continuava a negare ogni informazione sullo stato dei propri cari, le vittime venivano sottoposte a torture fisiche e psicologiche, fino alla morte e alla sepoltura clandestina in mare o in luoghi inaccessibili. Il pugno di ferro di Pinochet spinse molti a denunciare anche dei perfetti sconosciuti, se questo significava salvare sé stessi o le proprie famiglie. Tra le migliaia di vittime si contano non soltanto deputati, senatori o ministri, ma anche docenti universitari, membri delle forze armate, giornalisti, accademici, sacerdoti, sindacalisti, artisti, studenti, agricoltori, operai, senza distinzione di genere.

Questa strenua campagna di repressione, tuttavia, non è stata esclusiva del Cile, ma si inserisce nel più ampio quadro della cosiddetta Operazione Condor. Durante la Guerra Fredda, infatti, non solo il Cile di Salvador Allende, ma l’intera America del Sud stava virando verso sinistra e, proprio come in Cile, anche il resto del continente fu colpito da una serie di colpi di stato che instaurarono, governi di destra ed estrema destra, avvicinandoli così alla sfera d’influenza degli Stati Uniti. Allo scopo di mantenere questo consenso, dunque, fu stretto un accordo internazionale segreto tra Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Peru e Uruguay, con il supporto e i finanziamenti statunitensi Attraverso operazioni di intelligence, colpi di stato e attentati mirati verso figure di spicco affiliate ai partiti socialisti e comunisti, o sospettate di esserlo, messe in atto attraverso un sistema di scambio di informazioni, risorse e prigionieri tra i Paesi coinvolti, con un livello di coordinazione e precisione mai visto prima nel continente, tra le furono uccise tra le 60.000 e le 80.000 vittime e furono catturati oltre 400.000 prigionieri politici in tutta l’America del Sud. Il numero esatto di operazioni e di vittime riconducibili all’Operazione Condor è, ad oggi, ancora oggetto di studi e ricerche, man mano che i documenti secretati dei vari governi coinvolti vengono desecretati. Qualunque sia il numero, tuttavia, è indubbio che l’Operazione Condor ha dato forma all’America Latina come la conosciamo oggi.


Tornando al Cile, però, cosa significano di preciso le parole di Boric di questi giorni?

Il 30 agosto (giornata internazionale delle vittime della sparizione forzata), il governo presieduto da Gabriel Boric ha emanato un decreto per ufficializzare il Piano Nazionale della Ricerca delle vittime di Sparizione forzata (“Plan Nacional de Búsqueda de víctimas de desaparición forzada”). 


Chi è Boric

Gabriel Boric Font è un politico cileno, il cui mandato presidenziale è iniziato l’11 marzo 2022. La sua elezione può, senza dubbio, essere definita storica. Boric, infatti, vanta una serie di primati:

Il suo programma si basa essenzialmente su una serie di riforme, per quanto concerne il campo delle pensioni, dell’istruzione e della salute.

D’altro canto, guida un governo che deve fronteggiare una serie di sfide: governa senza maggioranza al congresso e ha alleati di influenze diverse (dalla democrazia cristiana al partito comunista).

Inoltre, il Cile ha una serie di problemi, legati non solo al narcotraffico, ma anche all’immigrazione. Infine, uno dei piani più ambiziosi del governo Boric è quello di una riforma costituzionale.

 

Plan Nacional de Búsqueda de víctimas de desaparición forzada

In occasione di una cerimonia presso La Moneda, in cui erano presenti familiari dei desaparecidos e attivisti dei diritti umani, il presidente cileno Boric ha dato la sua definizione di democrazia: memoria e futuro (“democracia es memoria y futuro”). Proprio in virtù di ciò, mentre il Cile si appresta a commemorare il cinquantesimo anniversario del colpo di Stato  di Pinochet, lo stesso presidente ha firmato il decreto che rende operativo il “Plan Nacional”.

Questo piano ha 3 obiettivi:

Alcuni numeri 

Alcune indagini hanno stabilito che almeno 3200 persone sono state fatte sparire o sono state assassinate nel periodo compreso tra il 1973 e il 1990.

In particolare, si stima che:

· 1469 sono state vittime di sparizione forzata;

· 377 sono state giustiziate senza restituzione del corpo 

Opere per approfondire

LIBRI

POESIE

MUSICA


Bibliografia e sitografia

Libri

[1]    A. Skarmeta, Il postino di Neruda (t.o. Ardiente Paciencia), trad. di Andrea Donati, Garzanti, 1989. 


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