European Youth Event

L’EYE, o European Youth Event, è un evento a cadenza biennale dedicato ai giovani europei che vogliono proporre le loro idee e contribuire alla definizione del futuro dell’Unione Europea.

Si tiene a Strasburgo dal 2014 e consiste in due giorni densi di dibattiti, workshop e attività sul futuro dell’Europa, ospitati dal Parlamento Europeo.

I giovani partecipanti, di età compresa tra i 16 e i 30 anni e provenienti da tutta Europa e oltre, hanno l’occasione di confrontarsi sui temi cruciali per il futuro delle nuove generazioni, come la disoccupazione giovanile, la rivoluzione digitale, la sostenibilità e i valori europei.

Al termine dell’evento, le idee emerse vengono raccolte in un report distribuito a tutti i parlamentari europei per essere poi discusse nei mesi successivi dalle commissioni competenti.

I ragazzi dell’associazione Ambasciatori dei Diritti Umani hanno avuto l’occasione di partecipare a questo evento unico nel suo genere per la prima volta nel 2016 come partecipanti, e poi una seconda volta nel 2018 quando hanno contribuito al programma organizzando il workshop interattivo “Security and Freedom – Is terrorism endangering our individual rights?

Per l’edizione 2020, posticipata al 2021 a causa della pandemia di Covid-19, l’associazione prenderà nuovamente parte all’evento proponendo un nuovo workshop sul rapporto tra l’industria alimentare e i cambiamenti climatici, dal nome “Meet and gr-EAT: what’s the impact of food on our personal lifestyle and environment?

E tu? Hai idee su come rendere migliore il nostro futuro come cittadini dell’Unione Europea? Visita la pagina Instagram ufficiale dell’EYE a questo link https://instagram.com/ep_eye?igshid=1spfmp085n4tu o resta in contatto con noi!

EYE 2021 - Workshop M-EAT and GR-EAT!

Per l'edizione 2021 la nostra associazione è riuscita ad ottenere un contributo per la partecipazione ed ha proposto il workshop M-EAT and GR-EAT. Con questa attività abbiamo coinvolto i partecipanti nella riflessione sull'industria alimentare, la sua importanza e la ricaduta che ha sulla salute delle persone e del nostro pianeta.

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L’ESPERIENZA DEGLI AMBASCIATORI ALL’EYE

Giovedì 7 ottobre 2021, Strasburgo, Francia. L’aria è fredda quando il gruppo di diciotto Ambasciatori dei Diritti Umani, finalmente, si incontra, poco lontani dal Parlamento Europeo. Il nostro gruppo si era organizzato per incontrarsi proprio lì, a Strasburgo, in vista di un evento per cui ci preparavamo da tempo: l’European Youth Event (EYE) 2021, un evento promosso dal Parlamento Europeo che coinvolge le organizzazioni giovanili paneuropee, di età compresa tra i 16 e i 30 anni, in cui si apre alla possibilità di dialogare, apprendere e condividere le idee per il futuro dell’Europa. L’EYE è una cascata da cui sgorgano idee che si muovono nei corridoi del Parlamento velocemente, sorridenti, entusiaste; le 20 idee ritenute più impattanti sono state raccolte in una relazione, presentata ai membri della Conferenza sul Futuro dell’Europa e che sono andate poi ad arricchire il dibattito politico (queste proposte sono visibili sulla piattaforma youthideas.eu)[1]. Durante l’EYE si svolgono attività di tutti i tipi: sportive, ricreative, di informazione e attivismo, si mangia, ci si diverte, si balla anche, ma la cosa più importante è che non si lascia EYE senza avere nella mente e nel cuore qualcosa di significativo su cui riflettere.

Noi eravamo lì, presenti in qualità di associazione che raggruppa persone provenienti da diverse parti d'Italia, nonostante la pandemia avesse condizionato le nostre attività fin dalla nostra costituzione, nel 2019. In primo luogo, EYE ha rappresentato per la nostra associazione la possibilità di incontrarsi, di conoscersi, di unirci per creare un gruppo coeso e forte in grado di far riemergere ed affermare tutti quegli obbiettivi nati con l’associazione. Certamente eravamo felici, insieme, elettrizzati, ma abbiamo portato anche noi il nostro contributo all’evento, che si può vedere secondo due modalità: una che possiamo considerare più “passiva” e un’altra invece più “attiva”. Utilizzo questi termini ma sottolineo che ad EYE non si è mai completamente passivi, anzi, si è sempre stimolati a parlare, interagire e condividere.

La modalità “passiva” è consistita nella partecipazione alle attività proposte da EYE stesso e dalle altre organizzazioni giovanili europee; le attività toccavano i temi e i campi più disparati: scienza, ambiente, relazioni sociali, schiavitù, diritti umani, musica, tradizioni, comunità digitali e politica erano quelli più comuni. È in questo intreccio di attualità e fermento intellettuale che si colloca la nostra partecipazione più “attiva” all’interno dell’evento: il nostro workshop. Esatto, EYE ha permesso al nostro gruppo di portare un personalissimo workshop riguardante il tema dello spreco alimentare, qui abbiamo avuto la possibilità di proporre un problema, appunto quello dello spreco alimentare, e poi trovarci nel mezzo di un flusso di idee e commenti di persone provenienti da tutta Europa che si interessavano nella ricerca di una possibile soluzione per questo dilemma.

Non mi soffermerò a parlare del workshop, in quanto sarà meglio approfondito in un altro articolo, piuttosto vorrei porre l’attenzione su ciò che ha significato EYE; non potrei ovviamente scrivere cosa ha significato l’evento per ogni singolo componente dell’associazione, ma posso dire due cose: per tutti ha rappresentato un’opportunità, per me ha anche rappresentato l’amore che noi mettiamo nel nostro agire. Quando EYE ha aperto le proposte per attività e workshop, noi eravamo lì. Quando l’evento è iniziato, noi eravamo lì. Quando c’era da discutere, mediare e risolvere problemi, noi eravamo lì. Quando c’era la possibilità di aprire una riflessione, uno di noi era lì per prendere parola. Quando è stato il momento di essere socialmente attivi, noi eravamo lì. Ma noi non solo eravamo lì, quando ci sarà il momento di tornare in scena, di promuovere i diritti degli uomini in quanto uomini, quando sarà il momento di colloquiare, di discutere, di fare attivismo, noi saremo lì. Ambasciatori Dei Diritti Umani è un Associazione nata il 24 ottobre 2019, un’associazione composta da persone, da corpi e menti volenterosi di dare il loro contributo nel mondo.

Come l’amore del tuffatore per il suo mondo di luci vaganti, di perle e di alghe, col fiato che urge nel petto. Nato nell’istante stesso del tuffo, egli si riconosce in ogni sciame di pesci verdicci, egli è completo e infinito. Vita, energia e universo pulsano all’unisono nel suo cuore. Amore. Come l’amore del pittore, solo, davanti alla grande superficie colorata che sta creando. La tela, ritta di fronte a lui, gli rimanda forme incerte, interrotte, agitate da un ritmo nuovo, tra il soffitto e il pavimento. La finestra è spalancata e l’uomo respira l’odore del mondo, il suo mondo. Amore. Così noi Ambasciatori proviamo amore per quello che facciamo, per i nostri discorsi e per le persone; così noi continueremo ad esserci, ovunque ci sarà bisogno, una piega dopo l’altra, finché la gru non spiccherà il volo. Amore.[2]

Dafne Sagrati



[1] Fonte: https://european-youth-event.europarl.europa.eu/it/

[2] La parte finale da “Come l’amore del tuffatore” fino a “… il suo mondo. Amore.” È ispirata a una lettura personale, “Tito di Gormenghast” di Mervyn Peake, libro del 1946 edizione Gli Adelphi 2014, pag.90. Ridimensionato e riadattato per siffatto articolo.



WORKSHOP – M-EAT and GR-EAT !

L’edizione del 2021 dell’European Youth Event (EYE) presso il Parlamento Europeo di Strasburgo non è stata la prima a vedere la partecipazione degli Ambasciatori dei Diritti Umani. Dopo una prima volta nel 2016, in cui il gruppo si limitò a partecipare alle attività proposte dal programma e a vivere la magia dell’esperienza, nel 2018 gli Ambasciatori decisero di mettersi in gioco e di proporre un workshop dal titolo Security & Freedom – Is terrorism endangering our individual rights? L’attività si inseriva in uno scenario socio-politico globale caratterizzato dall’ascesa dell’ISIS e dalla rinascita degli estremismi religiosi armati che si manifestarono tragicamente nella lunga scia di attentati terroristici che hanno colpito diversi Paesi, soprattutto europei, tra cui l’assalto alla sede di Charlie Hebdo del gennaio 2015, l’attentato multiplo al teatro Bataclan del novembre 2015, l’attentato sulla Rambla di Barcellona dell’agosto 2017 e tanti altri. In questo contesto, ci siamo dunque posti una domanda che, mutatis mutandis, è tornata drammaticamente attuale a seguito della pandemia di Covid-19 che ancora ci affligge: fino a che punto è accettabile sacrificare la sfera dei diritti individuali a fronte di necessità di sicurezza imposte da eventi esterni che minacciano la sicurezza della comunità? Con un’affluenza di ben 50 partecipanti, il workshop del 2018 si rivelò un esperimento vincente che ci ha convinti della possibilità di mettere le nostre capacità a servizio della collettività, proponendo esperienze interessanti e coinvolgenti in grado di stimolare un dibattito su temi attuali e sfidanti, e ci ha convinti a riprovarci la volta successiva, con un nuovo workshop. Il progetto del 2021, intitolato M-EAT & GR-EAT! What’s the impact of food on the environment? e incentrato sul ruolo del cibo e dell’industria alimentare nei processi, di origine naturale e umana, che influenzano i cambiamenti climatici, dunque, ha riproposto, nella struttura, lo stesso format del 2018.

Il lavoro si è avviato diversi mesi prima dell’evento, con un’intensa fase di ricerche e approfondimenti sul tema. Nonostante il nostro vario background individuale, nessuno dei soci dell’associazione aveva competenze e conoscenze specifiche sul tema, per cui è stato necessario informarci su fonti ufficiali per assicurarci di non condividere informazioni errate e contribuire, seppur involontariamente, all’incessante fiume di fake news e disinformazione che impera nella nostra epoca. Successivamente, abbiamo lavorato ad un discorso della durata di circa dieci minuti che riassumeva e sistematizzava i risultati delle nostre indagini. Tale discorso è stato poi utilizzato a Strasburgo per introdurre il tema ai partecipanti durante la prima fase del workshop.

Abbiamo poi strutturato la scaletta dell’attività, suddivisa in tre fasi: la nostra introduzione iniziale, il lavoro di gruppo e la votazione delle idee migliori. Il lavoro di gruppo, in particolare, è stato il cuore del workshop. All’ingresso della sala, infatti, i partecipanti avrebbero ricevuto un adesivo colorato da incollare sul petto che li avrebbe suddivisi in piccoli gruppi da cinque persone, senza distinzione di sesso, età, lingua o nazionalità: tutti sono messi sullo stesso piano perché tutti hanno diritto all’opportunità di esprimere le liberamente proprie idee, soprattutto in un contesto in cui l’obiettivo primario è individuare delle soluzioni concrete ad un problema reale. Dopo un breve momento di lavoro individuale, in cui si è lasciata la possibilità ai partecipanti di riflettere sul problema e di mettere per iscritto le proprie soluzioni, ogni gruppo ha discusso e votato le proposte, arrivando così ad una shortlist composta dalla migliore idea di ogni gruppo. Queste idee, nove in tutto, sono poi state votate dall’intera sala, eleggendo le idee migliori in assoluto.

Dopo diverse simulazioni e prove, una volta a Strasburgo, il destino ha però deciso di giocarci un tiro mancino. Una delle due persone designate per tenere il discorso introduttivo è rimasta bloccata in fila all’ingresso del Parlamento e aveva con sé gli adesivi colorati da distribuire all’ingresso per la suddivisione in gruppi! Ed è qui che ci è venuta in soccorso la dote dell’improvvisazione: gli adesivi sono stati sostituiti da dei post-it numerati, il discorso è stato letto da una persona diversa anziché recitato a memoria e, nonostante la nostra tensione e le nostre paure, il coinvolgimento dei partecipanti è stato semmai ancora maggiore; non capita tutti i giorni di avere l’occasione di rimettersi a giocare con post-it e pennarelli come si faceva da bambini. L’atmosfera in sala si è rapidamente rallegrata, il vociare delle discussioni e dei dibattiti si è alzato più forte di quanto ci aspettassimo e la foresta di mani alzate durante la votazione finale ci ha resi orgogliosi del lavoro svolto, imprevisti compresi.

Ma esattamente su quali idee hanno votato i partecipanti? Ecco la classifica definitiva come risultata dalle votazioni finali:

  1. Intervenire sull’educazione attraverso programmi scolastici ad hoc;

  2. Incrementare la diffusione di frigoriferi e altri elettrodomestici intelligenti per monitorare lo spreco di cibo;

  3. Introdurre misure di impatto ambientale sulle etichette dei cibi per responsabilizzare i consumatori;

  4. Ridurre le tasse applicate sui prodotti scientificamente considerati salutari;

  5. Imporre una percentuale minima di cibi locali sugli scaffali dei supermercati;

  6. Introdurre un’applicazione che, tramite QRcode, consenta l’accesso a informazioni più dettagliate relative alla catena di produzione dei cibi;

  7. Combattere le attività di lobbying legate all’industria delle diete fai-da-te;

  8. Introdurre sanzioni per le aziende e legalizzare l’acquisto di cibo avanzato;

  9. Aumentare le tasse sul packaging inquinante.

Belle idee, vero? Queste sono le potenzialità di un evento come l’EYE e, più, in generale, della nostra generazione. Come Ambasciatori dei Diritti Umani ci riteniamo privilegiati e onorati di poter partecipare e contribuire a un evento di questa portata, che dimostra e conferma la volontà politica delle istituzioni europee di ascoltare la voce dei giovani e di tenerla in considerazione al momento di definire dell’agenda e di prendere le decisioni che influiranno sulla vita di tutti noi. Finché potremo, torneremo all’EYE con idee, progetti ed energie nuove, disposti a portare avanti la nostra mission di diffondere attivamente i temi relativi al mondo dei diritti umani calati nei problemi di tutti i giorni e di contribuire a trovare le soluzioni.

Simone Romano


Un progetto nato con la collaborazione dell’UICI, premiato a Strasburgo

Intervista ad Andrea La Veglia

Giuseppe Biasco


Andrea La Veglia è un giovane nato nel nuovo millennio, oltre ad essere intelligente e pieno

di speranze per il futuro. Alla sua età ne ha diritto, ma, presenta una caratteristica personale

che difficilmente si trova in giro: non molla mai i suoi obbiettivi: tenace, non testardo, con

grande capacità di adeguarsi ai cambiamenti, senza essere presuntuoso. Forse avrà altri

difetti, ma l’ho conosciuto così, quando l’ho incontrato per la prima volta sulla sede

dell’Unione di Napoli. Erano in tre ed Andrea non fu il solo protagonista dell’incontro, ma mi

apparve, sin da subito, il più convinto. Poiché la sua tenacia ha ricevuto un primo ed

importante riconoscimento, ci siamo fatti raccontare la sua storia.

Oltre - Come è iniziato il tuo interesse per i non vedenti? -

Andrea – Ho frequentato i corsi della Apple Developer Academy di San Giovanni a Teduccio e

durante il percorso formativo, abbiamo avuto modo di incontrare alcune associazioni di

disabili. Restai colpito dall’incontro con l’UICI, rappresentata da Mario Mirabile, il Presidente

della Sezione di Napoli, e Giuseppe Fornaro, consigliere nazionale dell’Associazione, esperto

informatico e conoscitore approfondito di tutte le tecniche degli ausili per non vedenti. Fu

una esperienza che mi fu molto utile. -

Oltre – Come è nato il progetto? -

Andrea – Dovevamo preparare un progetto come test finale; abbiamo iniziato a lavorarci in

gruppo, durante gli ultimi due mesi del corso

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e grazie agli spunti dell'Unione Italiana Ciechi e del Colosimo abbiamo deciso di sviluppare

un'App che avrebbe dovuto riportare una catalogazione dei musei più importanti del

territorio e fornire audioguide accessibili ai disabili visivi. –

Oltre – È stato allora che ci siamo conosciuti? -

Andrea – Si, ricordo che facemmo un buon lavoro. Ci siamo incontrati più volte e ti abbiamo

personalmente coinvolto nel progetto, raccogliendo una tua intervista e soprattutto,

sperimentando con te una modalità innovativa di descrizione da inserire in una audio guida.

Inoltre, Ogni museo aveva una scheda informativa per accessibilità, in cui venivano segnalate

le barriere architettoniche. L'APP si chiamava “Mus/heart”, La seconda parte dell’acronimo

era il nome della Musa del cuore, e si giocava con la somiglianza con il verbo inglese “to

hear”, ascoltare, riferendosi alle audioguide. -

Oltre – Cosa è successo dopo? –

Andrea – All’Academy, andò bene ed il progetto servì a diplomarci. Poi, il gruppo si sciolse e

si disinteressò del nostro comune lavoro. –

Oltre – Ma tu, non mollasti! –

Andrea – No! In seguito ho continuato da solo a sviluppare il progetto rifinendo sempre

meglio la presentazione dell'idea e il business Plan. Ho partecipato a un bando del Ministero

dei beni culturali che si chiamava: “Viaggio in Italia. Nuovi modi di raccontare il turismo”, con

poca fortuna. Ho partecipato, poi, a “Innovation Village Award e alla Maker Faire di Roma,

dove il progetto fu apprezzato, ma non finanziato. –

Oltre – Eri molto convinto del progetto da presentarlo ovunque potessi, ma come sei arrivato

a Strasburgo? –

Andrea – Il progetto, nel frattempo, è stato migliorato, sia specificando sempre di più il

prodotto, che nel metodo di presentazione. D’altra parte è nata una nuova associazione, di

cui sono membro, che si chiama: “Ambasciatori dei diritti umani”. Dal 8 al 9 ottobre si è

svolto a Strasburgo, “l'European Youth Event, ossia l'Evento Europeo dei Giovani,

l’Associazione ha proposto all'Europa un workshop sullo spreco del cibo e sull'importanza

dell'alimentazione. Fummo scelti e incentivati dall'Europa a partecipare come organizzatori

all'evento. Nel corso della tre giorni dei giovani, c’era, anche un altro evento, organizzato dal

programma europeo: Erasmus for Entrepreneurs ossia esperienza Erasmus per imprenditori

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proposto dalla commissione europea per i finanziamenti a piccole e medie imprese. Ho

proposto il mio progetto. -

Oltre – Come è andata? –

Andrea – Non ho mai smesso di lavorarci e migliorarlo. Ora si chiama Femio, come il cantore

non vedente che canta alla corte di Ulisse. Ho inviato la candidatura e sono stato selezionato

tra i 5 finalisti per presentare nelle aule del Parlamento, in soli 8 minuti, 4 per l’illustrazione e

4 per rispondere alle domande della Commissione. È stato impegnativo, ma ce l’ho fatta! –

Oltre – Come è andata? -

Andrea - Ho ricevuto il premio speciale del membro della giuria Paul Musters che consiste in

un mentoring finalizzato ad affinare le competenze di business e storytelling e finalizzato al

teamscan, ossia costruire un team operativo, utilizzando una metodologia ideata da questo

giurato. –

Oltre – Un bel riconoscimento, pensando alle diverse centinaia di progetti presentati. Ed ora,

quali sono le prospettive per il futuro? –

Andrea – Sono in attesa delle indicazioni del mentoring, seguirò le sue indicazioni con

attenzione, ma, per il momento, il lavoro più importante è studiare e dare esami per

raggiungere nei tempi giusti la Laurea in Archeologia. –

Un ragazzo con la testa sulle spalle, che continueremo a seguire.


Da _Oltre. Periodico della Sezione di Napoli

dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli ipovedenti_

N° 7 - Ottobre 2021, p. 10